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copertina Un secolo di vita delle Parrocchia di Sant'Andrea Apostolo di Ronchis

Un secolo di vita delle Parrocchia di Sant'Andrea Apostolo di Ronchis

di Benvenuto Castellarin

In 100 anni quanta acqua del fiume Tagliamento è passata sotto i ponti, quanti avvenimenti, quanti personaggi, quante speranze, quante lacrime, quanta storia.

Nel 1907 siamo vicini all'inizio di un grande conflitto: la prima guerra mondiale; nella chiesa aleggiano le idee del Modernismo è del Giansenismo, due eresie che segneranno il volto della Chiesa; il Concilio Vaticano I dà le direttive della pastorale, della morale, della dogmatica; Chiesa e Stato stanno concordando una rappacificazione che sarà sancita dai patti Lateranensi.

Tutto ciò per quel che riguarda la chiesa; ma ricordiamo che nel 1907 si vive una realtà sociale completamente diversa dall'odierna: si pensi, ad esempio, ai mezzi di locomozione, ai mezzi di comunicazione, alla realtà casa, al lavoro, al cibo.

In quella realtà vive anche il paese di Ronchis. La comunità, ai primi del ventesimo secolo, desidera e ritiene di poter ottenere l'autonomia sociale e religiosa; dopo petizioni e forti rimostranze si arriva al decreto del 1908 che sancisce l'autonomia della Parrocchia da parte dell'allora re Vittorio Emanuele III e che fa seguito al decreto dell'arcivescovo di Udine.

100 anni di vita parrocchiale, ma credo si possa dire 100 anni di vita della “Comunitas” di Ronchis.

La vita sociale non era facilmente divisibile dalla vita religiosa. In quest'opera si scorge la vita della comunità in quest'ultimo secolo, ma, come pregnanza di avvenimenti, ne vale molti di più dei cento anni trascorsi. Il tempo in questi ultimi decenni sembra correre sempre più, i cambiamenti si susseguono molto più velocemente, le generazioni sicuramente non durano più 25 anni come si diceva una volta.

È da encomiare il lavoro proposto dall'amico Benvenuto Castellarin perché ci permette di rimettere sulla nostra storia, di raffrontare l'ieri con l'oggi per pensare al domani, per far tesoro di quanto ci hanno lasciato i nostri “vecchi”, per riscoprire valori e storia alle volte dimenticati nella confusione degli avvenimenti che oggi ci vengono proposti e, alle volte, addirittura “sbattuti” da- vanti…

(Dalla lettera dell'AbatePievano, mons. Carlo Fant e del Cooperatore Parrocchiale Don Denis Ekyoci).